Discorso del
Sindaco di Cefalù in occasione della cerimonia di intitolazione della Via Domenico Portera
Cefalù 25/05/2014
Gentile Signora Portera, Gentili familiari tutti, Gentili Autorità presenti, Signore e Signori, Desidero porgere il più cordiale saluto
a voi tutti e un vivo ringraziamento a coloro che hanno contribuito a fare in
modo che la nostra città potesse ricordare, nel modo più alto e degno, un suo
figlio che ha consacrato la sua vita, con lo studio, attraverso il servizio
politico e mediante il suo impegno sociale ad onorarla e renderle lustro. Consentitemi
di manifestare la mia profonda commozione nel ricordare Domenico Portera. Sono consapevole che il giusto tributo
che stiamo offrendo alla sua memoria non cancella, anzi rafforza, un profondo
senso di vuoto che scaturisce dalla consapevolezza che dal giorno della sua
scomparsa Cefalù è più povera. La città di Ruggero (come egli volle
definirla nel titolo di una sua celebre pubblicazione tradotta in quattro
lingue) da allora è irrimediabilmente più povera perché ha perso un uomo che
nelle attività culturali, nelle iniziative sociali e nella politica ha agito
sempre nell' interesse della crescita umana e materiale . Sia da docente che da Presidente della
Santa Cecilia e della Polis kephalòidion (associazioni che Egli contribuì a
fondare) ha sempre trasmesso a coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo e di
collaborare con lui, la voglia di lavorare concretamente attraverso la musica,
il teatro, la cultura per unire la realtà sociale cefaludese. Attraverso le
numerose pubblicazioni, l' attività di Presidente della Fondazione “Mandralisca”,
della biblioteca Duns Scoto e del museo di Gibilmanna trasmise sempre l'
amore per la nostra terra. Nella prefazione dell’opera “Cefalù,
vissuta con i pensieri dell’anima e il cuore assoluto”, che ritengo essere il
suo vero testamento spirituale, il giornalista Toti Piscopo tratteggia un
ritratto umano di Domenico, affermando, tra l’altro: mi rendo conto che il sentimento è la sua grande ricchezza. Ignora
completamente il valore dell’utile economico e materiale; difende il suo unico
possesso, è ciò che afferma, tre chiodi che erano sulla sinistra del portone
centrale della casa comunale e che gli appartenevano perché di tutta la
comunità cefaludese. I chiodi sono un simbolo più vasto, più ampio nei
valori. […] ho potuto cogliere un dato
importante della personalità di Domenico Portera: lo stretto legame tra la sua
vita e quella della sua Cefalù, quasi tra lui ed ogni pietra, ogni monumento
della sua città natìa. Questo legame con la città, quasi
come un figlio che ama profondamente la propria madre, tanto da non nasconderle
nulla, è stato sempre palpabile attraverso le sue scelte, la sua onesta e il
coraggio delle idee. Nella sua ultima fatica editoriale,
che ho ricordato prima, si legge una frase di uno scrittore inglese che recita:
il passato è soltanto il principio del
principio, ciò che è stato è soltanto la prima luce dell’alba. Ritengo che questa frase descriva
bene sia la parabola umana di Domenico Portera, sia la sua eredità più
autentica che costituisce l’impegno di tutti e di ciascuno per il futuro. Ho esordito questo mio breve
saluto dicendo che senza Domenico Cefalù è più povera, devo riconoscere,
tuttavia, che la sua esistenza umana è stata come quella di una spiga di grano
che quando muore lascia ottimi frutti. L’associazione Polis
Kephalòidion, la banda Pintorno, la sezione teatrale, il premio letterario sono
alcune delle realtà che Domenico ha contribuito a far nascere consacrando ad esse
il cuore e l’intelletto. I ragazzi dell’associazione, i dirigenti
e tutti coloro che nelle altre realtà sociali e fuori di esse operano per il
bene e la promozione della nostra città possono dirsi continuatori dell’opera
di Domenico Portera. In tal senso mi sento di affermare che il vuoto che la sua scomparsa ci ha lasciato è
compensato dalla ricchezza umana che egli ha saputo trasmettere in tutti coloro
che ebbero la fortuna di conoscerlo e che, oggi, ne continuano con passione la
sua opera. A Domenico e a tutti loro, a nome
della città, mi sento di offrire un profondo grazie.
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