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20/11/13. La presenza ebraica in Sicilia
L'ultimo appuntamento degli "Incontri d'autunno" promosso dal Cinema Di Francesca, organizzato da Giovanni Cristina, ha avuto come tema: "La presenza ebraica in Sicilia".

Hanno partecipato: il giornalista Franco Nicastro, la dott.ssa Ancona della Associazione degli studi ebraici di Palermo,  il prof. Rosario Termotto, padre Liborio Asciutto, il pittore Vincenzo Ognibene (in ordine cronologico degli interventi).
Alla fine un breve intervento del Prof. Tony Franco, Presidente del Consiglio Comunale

La storia del popolo ebraico perseguitato e le radici del suo insediamento in Sicilia è il tema che ha concluso il ciclo degli “Incontri d’autunno” di Cefalù, promossi da Giovanni Cristina e dal cinema Di Francesca. Il confronto, che ha toccato punte di grande interesse, ha coinvolto con il coordinamento del giornalista Franco Nicastro lo storico Rosario Termotto, don Liborio Asciutto presidente del centro ecumenico “La palma”, Maria Antonietta Ancona presidentessa dell’istituto siciliano di studi ebraici di Palermo e il pittore e poeta Vincenzo Ognibene. 
La ricerca delle tracce della presenza ebraica in Sicilia ha messo in evidenza tanti aspetti di una questione sempre aperta sulla quale, ha sottolineato Nicastro, la memoria non deve mai concedersi tregue dopo lunghi e inquietanti silenzi.
Gli ebrei costituivano in Sicilia la comunità più importante: il 5 per cento della popolazione, un ruolo rilevante nelle attività professionali e artigianali, nel commercio, nella finanza, nell’agricoltura. Nel 1492 gli ebrei, che in Sicilia erano integrati in un contesto di ampia tolleranza etnica e religiosa, furono cacciati per ordine del re Ferdinando il cattolico e della regina Isabella di Castiglia. Nei loro confronti si scatenò un’attività di controllo e di persecuzione che faceva capo alla “Santa inquisizione”. Furono cancellate molte vite, storie collettive e identità personali. Nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali gli ebrei, anche i pochi sopravvissuti in Sicilia, furono trascinati nella tragedia degli internamenti e dello sterminio. A Palermo si costituì una sorta di scuola dell’intolleranza e del razzismo che faceva capo a Giuseppe Maggiore, docente di diritto penale e rettore dell’Università. E mentre i razzisti erano impegnati a sviluppare la loro campagna a “difesa della razza” furono espulsi dall’Università perché ebrei cinque professori molto stimati nel mondo scientifico: Camillo Artom, Alberto Dina, Maurizio Ascoli, Mario Fubini e Emilio Segrè. 
I nomi di Ascoli e di Segrè lasceranno tracce profonde nella ricerca e nella scienza: ad Ascoli è intestato l’ospedale oncologico di Palermo, Segrè partecipò con Enrico Fermi negli Stati Uniti alle ricerche sull’atomo.
Le persecuzioni non incontrarono l’opposizione degli intellettuali, che peraltro erano a loro volta perseguitati dal fascismo. Anche la chiesa non fece sentire la sua voce contro le leggi razziali. Oppure preferì esercitare segretamente le sue caute pressioni.
Il Vaticano ha comunque cominciato a fare i conti con la storia e con il mondo ebraico a partire dal Concilio Vaticano II che da un lato, ha sottolineato don Liborio Asciutto, ha mantenuto la propria lettura del Nuovo Testamento e dall’altro ha aperto la strada al dialogo interreligioso dopo avere esecrato “tutte le forme di discriminazione”.
Il confronto sull’ebraismo e la Sicilia ha concluso il ciclo degli incontri che, ha detto Giovanni Cristina, ha coinvolto oltre 600 persone. E ha dato alla città, ha riconosciuto il presidente del consiglio comunale Tony Franco, un’offerta culturale di apprezzabile livello.
Fonte:  lavoceweb.com

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l giornalista Franco Nicastro,

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la dott.ssa Ancona della Associazione degli studi ebraici di Palermo

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padre Liborio Asciutto,

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il prof. Rosario Termotto,

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il pittore Vincenzo Ognibene

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