18/06/18.
Festa
di San Calogero, eremita, Patrono
di Petralia Sottana. A Petralia Sottana le tradizioni e il culto legati a
San Calogero sono così radicate che comunemente gli abitanti e le comunità
vicine ritengono che il Santo sia da sempre stato il patrono del paese.
Ufficialmente il Santo Patrono è San Giuseppe.
È a partire dal 1840 che il popolo di Petralia cominciò a considerare Patrono
San Calogero, la cui venerazione è però documentata già dalla prima metà del
‘600 (epoca in cui fu scolpita la statua da Frate Umile Pintorno). Su questa
determinazione influì certamente il colera del 1837 considerato dal popolo un
castigo divino. La gente iniziò a invocare le intercessioni di San Giuseppe e
San Calogero. Fino al 1877 la Chiesa ha continuato a considerare San Giuseppe
Patrono, ma per il popolo, anche in concomitanza alla grandiosa fiera del
bestiame, la festa principale divenne quella di San Calogero. LA FESTA
Iniziano a suonare le campane con i rintocchi del Padrenostro, che avvisano la
gente che san Calogero è pronto per essere festeggiato solennemente. Alle sei in punto alla statua del Santo viene collocata
da un membro del Comitato “a reicola”, cioè il reliquario con la reliquia. Poi,
i membri del Comitato sistemano un banchetto all’ingresso della Chiesa per la
raccolta delle offerte, in cambio vengono date santini e panini votivi
benedetti. Con canti, invocazioni e distribuzione di pani votivi si conclude la
prima mattinata. Seguiranno diverse messe. Per la vara i fedeli continuano a
portare ori, campanellini, ex voto, portando gigli, rose, partenio, valeriane
rosse, rametti di alloro, scocche di grano intrecciate, fave verdi, ramoscelli
di amarene, pumidda cannameli, che verranno legati con nastri multicolori alla
vara. Nel pomeriggio del giorno della festa, mezz’ora dopo il lungo scampanio
della chiamata, conclusi i Vespri solenni, alcuni giovani membri del Comitato,
sotto le direttive di un membro anziano, salgono sull’Altare Maggiore per scendere
il Santo: inizia ad accalcarsi la folla che vuole toccare o baciare il Santo o
di strofinare un fazzolettino da portare a casa.
Quando viene raggiunta la vara e il Santo viene sistemato i rintocchi e il
ritmo della campana della messa aumentano freneticamente. La statua ora posta
sulla vara viene asciugata con un lino bianco ricamato con le iniziali del
Santo (“asciucano u suduri”). Questa
tovaglia sarà conservata e prestata, a richiesta, ai malati del paese. Subito
dopo le litanie in latino, il Presidente che coordina i portatori del fercolo
(chiamato “chiddu ca chiama a vara”), si pone al centro della vara tra le
castagnole e grida: -“Priparamu!”. I
portatori si collocano sotto i castagnuoli, abbracciandosi fra di loro, e il
Presidente grida: “Simu Pronti!?”,
detto questo alza le braccia in alto gridando: “-Ludamu e ringraziamu lu Santissimu Sacramientu!” E il popolo
risponde: – Viva San Caloriu! La folla si fa da parte e la vara, sollevata,
si muove lentamente verso l’esterno. I suoni incalzanti della campanella continuano
a rintoccare fino all’uscita del Santo. Non appena le punte dei castagnuoli
spuntano fuori, viene lanciato un segnale col fazzoletto per avvisare il
pirotecnico che è ora di innescare i botti. L’inizio della processione è
annunciato dagli spari dei mortareti, dal rullo dei tamburi ( sempre
d’importazione) e dai giochi di destrezza dello stendardo (u paliu).
È antica consuetudine che San Calogero esca dalla Chiesa all’indietro, per non
voltare le spalle al SS Sacramento, custodito nella omonima cappella. La
processione si articola in 18 soste in memoria del giorno in cui il Santo,
morendo, ha raggiunto la gloria. Le soste sono il momento per raccogliere le
offerte. La Processione riparte in un senso di disordine: alla processione non
partecipano le Confraternite e le Congregazioni poiché queste storicamente
rappresentano distinzioni socioeconomiche, mentre san Calogero è festa di
popolo; fino agli anni ‘40 non partecipava nemmeno il Clero, ad eccezione del
Rettore dell’Altare di San Calogero. In alcuni tratti del percorso i portatori
formano” a catina”, per agevolare la salita nelle ripide strade, o per frenare
nelle discese, non dimenticando che solo
la vara pesa 18 quintali. In alcune
fermate i portatori vengono rifocillati con biscotti e vino e vengono offerti a
tutti pani votivi. Dopo ogni fermata i portatori seguono sempre lo stesso
rituale:- Priparamu! Ludamu e
ringraziamu lu SS Sacramientu, e Viva San Caloriu! e si riparte.
Il Santo con la vara rientra in Chiesa dopo un lungo percorso, e inizia a “A spinnata da vara e du Santu” ,
ossia il Santo viene spogliato dalle sue vesti preziose e rivestito con quelle
lignee e innalzato all’altare che lo ospita nella Chiesa Madre. Le cassettine
delle offerte vengono svuotate sul piano dell’altare e velocemente contate,
mentre spinnanu a vara, cioè spogliano il fercolo degli addobbi che verranno
portati a casa per gli assenti per malattia.
Nel 2018, restaurata la Chiesa di San Giovanni Battista e di San Calogero, la
Processione è terminata in questa Chiesa riaperta al culto dopo 25 anni. La
Processione è stata presieduta
dall'Arciprete Don santo Scileppi Fonte:
Il sito ufficiale del Comune di
Petralia Sottana
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